La potatura della vite è un’attività di primaria importanza in quanto consente di mantenere un equilibrio tra attività vegetativa della pianta e fruttificazione e assicurare quindi una buona qualità dell’uva. Questa operazione può essere effettuata in due momenti diversi: a primavera o in inverno.
In questo articolo ti spiegheremo come potare la vite nel periodo invernale.
PERCHÉ POTARE LA VITE
Per mantenere il vigneto in buona salute e garantire una buona costanza produttiva, la potatura è indispensabile. Se le chiome sono ben arieggiate, infatti, il rischio di insorgenza di malattie si ridurrà al minimo. Una potatura della vite ben eseguita aiuterà anche a ottenere un’elevata qualità dell’uva per quel che riguarda dimensioni, colore e sapore.
QUANDO POTARE LA VITE
La potatura invernale, detta anche potatura secca, viene effettuata durante il riposo vegetativo.
Il periodo ideale è compreso tra Novembre e Marzo, ma tutto dipende dalla zona geografica e dalle condizioni climatiche in cui si trova il vigneto.
Dobbiamo considerare che una potatura precoce porterà a un germogliamento anticipato, mentre una potatura tardiva tenderà a ritardare la nascita dei germogli.
Se ci troviamo in un’area soggetta a gelate tardive, è meglio evitare potature precoci che metterebbero a rischio i germogli.
In altre zone, invece, come nel sud Italia, dove le temperature sono più alte, una potatura precoce è proprio quello che ci vuole.
come POTARE LA VITE
Con la potatura invernale si interviene sui tralci, ovvero quei rami che hanno circa 1 anno di età.
Dalle diverse metodologie di potatura si ottengono numerose forme di allevamento che variano a seconda del numero, delle dimensioni e del portamento dei tralci e, quindi, delle gemme.
Si parla di potatura:
– corta quando sul tralcio vengono lasciate solo 2-3 gemme (sperone)
– lunga se il tralcio mantiene circa una decina di gemme
– mista allorché sulla stessa pianta vengono lasciati tralci potati corti e lunghi
Di seguito le due forme di allevamento più utilizzate nella nostra zona, ovvero il cordone speronato e il Guyot.
ALLEVAMENTO A CORDONE SPERONATO
Per questa forma di allevamento sono necessari pali o tutori alti almeno 2 metri che reggono 3 fili, il più basso dei quali sostiene il prolungamento orizzontale del fusto (come vedremo più avanti). I fili posti più in alto, rispettivamente ad una distanza di circa 40 e 90 cm dal primo, servono invece a legare e sostenere la vegetazione che si svilupperà durante l’anno.
Il cordone speronato si articola in un fusto verticale fissato al palo che, dopo aver raggiunto una certa altezza (70-110 cm), deve essere piegato sul primo filo, formando così un prolungamento orizzontale fino alla vite successiva. Su questo tratto, che si sviluppa orizzontalmente, i tralci presenti vengono diramati a circa 25-30 cm di distanza speronandoli a 2-3 gemme, mentre i tralci portati dal tratto verticale vengono eliminati.
ALLEVAMENTO guyot
Questa forma di allevamento, che richiede una potatura mista, consiste nell’allevare un tralcio “a frutto” e uno sperone.
Il tralcio a frutto consiste in uno sperone di 8-10 gemme che viene piegato in senso orizzontale verso la vite successiva ed è destinato alla produzione dell’anno.
Lo sperone darà origine a due tralci, il più alto dei quali formerà il tralcio a frutto dell’anno seguente, mentre l’altro fornirà il nuovo sperone.
Anche in questi casi serviranno tutori alti circa 2 metri che reggeranno tre fili, il più basso dei quali sosterrà il tralcio destinato alla fruttificazione, mentre gli altri 2, posti rispettivamente a 40 e 100 cm dal primo, serviranno a legare e sostenere la vegetazione del nuovo anno. L’anno dopo si asporta il tralcio che ha prodotto, sostituendolo dal tralcio più alto dei due emessi dallo sperone. Il tralcio inferiore si poterà nuovamente a due gemme per formare il nuovo sperone.
Di questa forma di allevamento esistono diverse varianti, una molto diffusa in Toscana è quella “a capovolto”, nel quale il capo a frutto viene arcuato verso il basso.
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